Ci troviamo infatti – almeno noi occidentali – in una costellazione sociale, culturale e tecnologica povera di tracce di una vita complessiva dello spirito: la nostra anima non ha più storia, non sa più a che cosa affezionarsi.
La voce – che interpella con impeto i deserti metropolitani e le periferie abbandonate del cosmo-capitalismo – è risolutamente convinta che la tenerezza deve salvare le creature di questo mondo e di questa epoca. E deve incominciare da ora.
c’è chi pone proprio la tenerezza al centro di una piccola (o forse grande) rivoluzione. C’è chi con impeto e risolutezza è convinto che la tenerezza sia precisamente ciò che ci manca per poter nuovamente vivere e sentire in un mondo comune: per poter essere semplicemente più umani, oggi e nel tempo a venire. Proprio così, la tenerezza.
Il Figlio di Dio, nella sua incarnazione, ci ha invitato alla rivoluzione della tenerezza
Ciò che qui si annuncia è una nuova modalità di incontro con il mondo, tesa a «superare il sospetto, la sfiducia permanente, la paura di essere invasi, gli atteggiamenti difensivi che il mondo attuale ci impone»
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