In fondo i soli veramente ragionevoli furono i poveri, i semplici, che giudicarono subito la guerra come una disgrazia, mentre i benestanti non si tenevano dalla gioia, nonostante proprio loro avrebbero potuto rendersi conto molto prima delle conseguenze.
Già, la pensano così; così la pensano i centomila Kantorek! Gioventù di ferro. Gioventù! Nessuno di noi ha più di vent’anni. Ma giovani? La nostra gioventù se n’è andata da un pezzo. Noi siamo gente vecchia.
Kantorek direbbe che eravamo sulla soglia dell’esistenza; e in fondo è vero. Non avevamo ancora messo radici; la guerra, come un’inondazione, ci ha spazzati via. Per gli altri, per i più anziani, essa non è che un’interruzione, al di là della quale possono ancora figurarsi qualche cosa. Invece noi ne siamo stati aggrediti e non abbiamo idea di come...
eravamo pieni di idee confuse, che ai nostri occhi conferivano alla vita e anche alla guerra un carattere idealistico e quasi romantico.
Ha ragione: non siamo più giovani, non ci interessa più dare l’assalto al mondo. Siamo dei profughi, fuggiamo da noi stessi. Avevamo diciott’anni, e cominciavamo ad amare il mondo e l’esistenza: ci hanno costretti a spararle contro. La prima granata ci ha colpiti al cuore. Siamo esclusi ormai dall’attività, dal lavoro, dal progresso, non ci crediam...
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